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Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu/135

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sul campo 125


mente consenta, in ordine a quello, sulle necessità presenti. Io sono convinto che se si vuol preparare l’avvenimento di una democrazia sinceramente liberale, senza predominio di alcuna classe, ci vuol un potere politico abbastanza fermo per condurre un paese, giusta un concetto prestabilito, sopra e, se mai fosse necessario, anche contro i flutti delle maggioranze parlamentari: ci vogliono dei ministri convinti che la monarchia non è una irresponsabilità nelle nuvole, non è uno stemma coronato sul coperchio del meccanismo costituzionale, ma è una ruota maestra, se così posso dire, di questo meccanismo, una ruota responsabile davanti a Dio e alla storia e che si guasta ben presto, per una legge comune, se resta inoperosa. Allora questo potere così forte, sicuro di una larga adesione nel paese, può e deve essere molto ardito, e, lasciando libero sfogo a tutte le opinioni, prendere in mano le questioni sociali, condurre ogni riforma possibile con ogni cautela, misura e fermezza.

«Vi sono degli scrittori di gran talento...

Qualche bisbiglio si levò qua e là. Parve che la parola «scrittori» avesse gittato nella sala un’inquietudine, un buffo di tedio.

«Io non so» disse Cortis interrompendosi «se non pongo a troppo dura prova la vostra pazienza.

Parecchi no, più cortesi che cordiali, gli risposero.

«Io ricordo» riprese riafferrando subito il pubblico «che un uomo di grande ingegno e di grandi studi politici, mi diceva: il popolo è un fanciullo, lasciate che giuochi col fuoco, lasciate che si scotti, imparerà. Questa è la legge naturale, e a volerla contrariare si fa peggio. Ebbene, signori, io non sono