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Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu/208

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«Venga pure al punto» diss’egli senza turbarsi.

«Che vuole?» rispose l’altro. «Ho pensato a questa proroga; mi sono domandato se proprio avevo facoltà d’accordarla. Forse no, non l’avevo; tuttavia, passi! Per una questione così, per una questione di quindici giorni avrei anche potuto arbitrare. Ma poi ho avuto delle informazioni decisive.

«Ebbene?

«Intanto so da persona che ha parlato con il barone stesso, che ora le relazioni fra lui e la famiglia di sua moglie sono pessime...

Colui tacque un momento, come aspettando una parola di Cortis, che non venne.

«E poi» proseguì «so pure che il barone è stretto da parecchi altri impegni urgentissimi, gravissimi. Insomma se si fosse trattato di un affare mio proprio, avrei forse lasciato correre; ma così...

«Ella ritira la sua promessa» interruppe Cortis, alzandosi.

Il signor avvocato si alzò pure protestando di non aver creduto dare una promessa formale, di essere accoratissimo. In quel momento l’altro deputato, congedatosi dal suo interlocutore, disse a Cortis:

«Non vieni? Si vota.

«Vengo» rispose questi. «È forse l’ultima volta.

«Che, che!» esclamò colui dal corridoio, andandosene.

«Vado subito» riprese l’avvocato. «Ho dunque dovuto scrivere stamattina al barone di Santa Giulia, avvertendolo che non c’è dilazione alla scadenza.

«Ha già fatto anche questo, lei?» disse Cortis guardandolo fiso, con la sua freddezza sarcastica. «Venga da me domattina alle nove.