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L’avvocato ebbe paura che glielo volesse spiegare a lui, e, appena lo potè decentemente, trasse l’orologio.

«Credo» diss’egli «che debba trovarsi qui un’altra persona, secondo quanto il suo signor figlio mi ha scritto stamattina. Non so se forse sia già venuta.

«Posso sapere?» mormorò la signora Cortis porgendo la persona e il viso con il più officioso desiderio.

«Un conoscente, suppongo. Il senatore Di Santa Giulia.

Colei balzò in piedi.

«Il senatore?» diss’ella. «Il barone Carmine? Deve trovarsi qui?

«Ma... credo!» balbettò l’altro, sorpreso.

La signora scappò dalla stanza senza dir parola e tornò subito.

«Non è venuto» diss’ella, «e adesso mi spieghi, la supplico, perchè deve venire? Oh, signore» soggiunse aprendo tragicamente le braccia e scotendo il capo, perchè l’avvocato esitava un poco, «è una donna, è una madre, è la madre del deputato Cortis che glielo domanda!

L’avvocato sorrise.

«Dio mio, signora» diss’egli, «non s’inquieti. Non si tratta mica di duelli, si tratta di cose pacifiche.

«Pacifiche!» esclamò la signora Cortis con una ironia da scena. «Ella sa sicuramente, signor avvocato, che fra certe persone non vi possono essere cose pacifiche. Oh sì!» qui la signora alzò un dito fatidico. «Oh sì! fra certe persone...