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Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu/314

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«No, non s’immagina niente, non deve immaginarsi niente, deve pensare che sia il Governo.

«Oh sì! il Governo» fece Lao, con un sorriso incredulo. «M’era passato, sai, per la mente» disse egli con una breve pausa «il pensiero che tu con i tuoi eroismi stupidi mi volessi far questa d’andargli dietro; ma può anche essere che non l’abbia detto all’avvocato.

Tornò sul punto di questo patto esplicito da imporre al signor barone Di Santa Giulia ed Elena tornò a scongiurarlo di tacere.

«Bene, bene» rispose Lao «quanto a questo vedremo. Tu intanto te n’andrai da Roma subito.

«Sì zio, tutto quello che vorrai, quando vorrai!

«Daniele» continuò l’altro «è in grado di partire, credo. Tu e tua madre lo accompagnerete a Passo di Rovese.

Il cuore d’Elena le balzò nel petto. Che dolcezza, che dolore, che bruciante fuoco! Avrebbe voluto rifiutare, sottrarsi a questa prova amara; non lo poteva.

«Sì» mormorò, chinandosi frettolosamente a baciar lo zio in fronte. «Tutto quello che vorrai. Buona notte.

«Buona notte» rispose Lao. «Hai tanti scrupoli per tuo marito, e per me, che sono qui mezzo morto per causa tua, niente! Non ho un’oncia di carne che non mi faccia male, ma se anche crepo io, non importa. Lui è quel che preme. Sì, sì, di’ pure di no, tu, ma la è così. Basta esser figuri. Buona notte e chiudi bene l’uscio.

La contessa Tarquinia dormiva.

Elena se ne andò diritta nella propria camera, e,