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una cosa grave 25


Elena parlava sorridendo, con la più franca indifferenza.

«Volo, baronessa, volo» rispose lo zelante giovinotto. «Dunque, signor Cortis, per parlare di questo programma vengo da Lei domattina?

«No,» rispose l’altro «io domattina vado via.

«Come, va via? Ma torna presto?

«Eh, non lo so.

«Non lo sa? Ma prima dell’elezione, spero?

«Non lo so.

«E allora, cosa facciamo? Scusi per carità, baronessa.

«Oh» esclamò Elena, «La prego! Se m’interessa moltissimo tutto questo! Sono un poco agente elettorale anch’io, sa.

Intanto Cortis rifletteva.

«Venga stasera» diss’egli.

Grigiolo s’imbarazzò un poco. La contessa Tarquinia contava su di lui per far divertire le signore. Come si poteva adesso...?

«Venga quando la società sarà sciolta» disse Cortis. «Alle undici, a mezzanotte, quando vuole.

L’altro, a corto di scuse, masticò un bene mal soddisfatto, pieno di pigrizia e di sonno anticipato. Ma Cortis, fosse perchè non comprendeva neppure queste mollezze, fosse perchè aveva il capo ad altro tenne la cosa per ferma e, congedato il giovane, si voltò ai grandi occhi gravi che lo interrogavano.

Rispose loro con uno sguardo pur grave e lungo. Nè l’uno nè l’altra parlarono. Dopo momenti che a lui parvero eterni s’incamminarono tutti e due, adagio, verso il portone, per un tacito consenso non sapendo chi si fosse mosso prima. Giunsero in silenzio