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Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu/48

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parlare il linguaggio che questi elettori intendono. Quanto a me che ho poi anche sfangato nell’economia politica per far piacere a voialtri borghesi, omnia præcepi atque animo mecum ante peregi.

Qui Cortis si accostò la tazza alle labbra, tenendo gli occhi sfavillanti su Grigiolo.

«Non è necessario» continuò «commettere disonestà, nè bassezze. Non occorre spendere denari e tre o quattro coccarde politiche come il mio competitore, ma bisogna avere una opinione sugli interessi locali del collegio. Io li conosco tutti in tutti i Comuni, e i grandi elettori di ciascuna sezione lo sanno, come sanno che oggi ho degli amici potenti, e indovinano, perchè sono acuti, che domani sarò qualche cosa io stesso. Ci è poi..... (Cortis nominò un pezzo grosso del collegio) che ha in pugno solamente limoni strizzati, ed ora s’immagina poter strizzar me.

«Oh! Davvero!» esclamò Grigiolo, sorpreso. «Allora siamo a cavallo!

«Sì, mio caro, se però io non faccio un programma sulla falsariga e col visto dell’Associazione Costituzionale, perchè in questo caso l’uomo mi abbandona. Io poi non intendo fare nessun programma. Io intendo concorrere per titoli e non per esame, ecco.

Si mise a centellinare il suo caffè, adagio, adagio.

Grigiolo guardò l’orologio per esprimere discretamente la sua umile opinione che fosse da sbrigarsi presto.

L’altro alzò le labbra nella tazza, e disse a mezza voce, tranquillo:

«È cattolico, lei?

Grigiolo trasalì.

«Io?» rispose. «Ma...