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la signora fiamma 87


«Male?

«Lo stesso.

«Intendo che mi rispondiate» replicò aspramente Cortis «se sta male o no.

«Glielo dirà la mia signora» rispose indispettita colei; e gli aperse con mal garbo l’uscio d’un salottino a pian terreno.

«C’è qui quel signore» soggiunse guardando verso un angolo del salotto.

Cortis entrò. Vide in quell’angolo e in alto una lampada; sotto la lampada, nell’ombra d’una gran poltrona, de’ lucidi capelli neri, una figura femminile, pure sfiorata qua e là dalla luce.

La testa lucida accennò lievemente di sì, e dopo qualche momento di silenzio, una voce non giovanile nè dolce, ma molto languida e triste, disse piano:

«È lei il signor Cortis?

L’accoglienza e la voce dispiacquero a Cortis, che non rispose direttamente.

«La sua amica» diss’egli «come sta?

«Sempre nello stesso triste stato» riprese la signora. «Si accomodi. Sarà impossibile che Lei la veda questa sera, perchè il medico non lo crede opportuno. Le domando scusa» soggiunse «se la mia accoglienza le pare fredda, se non esprimo tutta la gratitudine che debbo sentire e sento per lei; ma sono anch’io così sofferente!

La signora Fiamma pronunciò queste ultime parole come se stesse per esalare l’ultimo respiro, e arrovesciò il capo sulla spalliera della poltrona. Adesso il lume della lanterna le sfiorava la fronte segnata da sottili rughe e un gran naso tragico. Gli occhi avevano una espressione appassionata e falsa.