Pagina:Davanzati - Della natura del voto, 1863.djvu/9

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derne scritture degli scenziati italiani. Considerino, e parlo solo quanto a parola, o segno esteriore di aprire il pensiero e l’idea, che è pur tanta parte di sapienza, considerino, dico, a cui le umane discipline sieno più tenute, se cioè a chi le mostra e divulga con chiaro e proprio ed elegante sermone, ovvero a coloro che le mandano attorno per Italia grette, oscure e barbare di linguaggio e di stile. In verità «molti sono, dirò qui con l’Alighieri, che dispregiano lo proprio volgare, e l’altrui pregiano: e tutti questi cotali sono gli abbominevoli cattivi d’Italia, che hanno a vile questo prezioso volgare, lo quale se è vile in alcuna cosa, non è se non in quanto egli suona nella bocca meretrice di questi adulteri, al cui condotto vanno li ciechi». (Convito l. 11.) «E chi vuole vedere, segue ivi a scrivere l’Alighieri del nostro volgare sotto l’allegoria del ferro, chi vuole vedere come questo ferro è da biasimare, guardi che opere ne fanno i buoni artefici, e conoscerà la malizia di costoro che biasimando lui, si credono scusati». Imperocchè la bellissima e traricca favella nostra italiana è veramente acconcia, quando la si apprenda e conosca, di palesar con chiarezza e proprietà di discorso tutti i concetti ed i trovati dell’umana mente; e secondo che ella dimostrò anche per opera del Davanzati in questo nuovo libretto; di cui qui piacemi di porre il seguente brano. (Dalla pagina 13, linea 1, sino alla pagina 16, linea 16). «I vasi che volgarmente paiono vòti, non son vòti, ma pieni d’aria: la quale, come vogliono questi naturali, è fatta di certi corpicelli minuti e leggieri, che altri