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152 Il secondo anno a Camina

la risposta. Restò di sasso quando essa gli disse freddamente: — Si riprenda i suoi versi. Non mi piace più la poesia: m’ha dato troppi dispiaceri. Mi faccia il favore di parlarmi in prosa, quando avrà qualche cosa da dirmi.... che riguardi la scuola.


LA SCUOLA NEL TEATRO.


Era destino: con le maestre non aveva fortuna. Ma la passione per la scuola, che gli rinacque al riprender le lezioni, gli portò via come un colpo di vento i rimasugli tepidi di quell’altra, ed egli tornò a dedicarsi intero ai suoi ragazzi.

Ma una novità sgradevole lo interruppe. Avendo il municipio, per certe sue ragioni, deciso d’installare la pretura nella casa comunale, e appunto nello stanzone della scuola, che si doveva sdoppiare con un tramezzo, e non essendo ancor pronto un nuovo locale che intendevano di prendere a pigione, il sindaco ordinò che la classe del Ratti fosse trasferita provvisoriamente nel teatro. I ragazzi fecero festa; ma il maestro n’ebbe un vivo dispiacere, perchè il teatro era umido e malamente rischiarato da due finestre con grata e inferriata, poste sotto il loggione; oltrechè, dovendo egli stare sul palco scenico, col tavolino davanti alla buca del suggeritore, e i ragazzi tutti in giro alla platea, sotto l’impalcatura della galleria, la vigilanza riusciva difficile, e la sua voce, benchè fosse calato il telone, si disperdeva. E poi, nonostante che il luogo fosse tristo come un sepolcro, pareva che i ragazzi, perchè era un teatro, vi si credessero in diritto di fare allegria, e di discorrere, durante la lezione, degli spettacoli che v’avevan visti. Il maestro fece le sue lagnanze al sindaco, il quale gli rispose che era incontentabile, e soggiunse: — Ci ha fatto un discorso il deputato; ci può far lezione lei. — Gli toccò di rassegnarsi. Per dare al luogo un’apparenza di scuola fu attaccato un ritratto del re al parapetto della galleria, di fronte al palco scenico. Il parroco suggerì