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182 | Bossolano |
che con la lingua, perchè aveva una lingua di fuoco e la sapeva lunga su tutti. — Dia tempo al tempo — concluse — e ne vedrà di tutti i colori.
BIZZARRIE.
Attirato da queste chiacchiere, il maestro passò qualche serata con l’organista al Caffè dell’amicizia; il che fu notato; ma cessò quasi affatto d’andarvi dopo che furono aperte le scuole. Allora egli si potè accertare che, per quanto riguardava l’esecuzione della legge scolastica, il sindaco gli era stato dipinto com’era. Quando gli presentò il primo elenco degli obbligati che mancavano, quegli prese e si mise in fretta il foglio in una tasca, e rispose: — Va benissimo, s’avvertiranno i parenti, intanto ci faccia un passo lei.... a persuadere; perchè, veda, con le buone maniere si riesce a tutto, e con le brusche si guasta ogni cosa. — Gli assenti non eran molti, però, e la scolaresca, composta per metà di bimbi non superiori ai sette anni, che risvegliavano nel maestro l’antica sua simpatia per la prima infanzia, alla quale non aveva più insegnato da Garasco in poi, gli piacque come una cosa nuova. Era una scuola, oltre a ciò, che richiedeva assai più pazienza che la 2ª e la 3ª; ma che, occupandogli meno l’intelletto, e richiedendo minor preparazione, gli lasciava più tempo e freschezza di mente a studiar per gli esami di Torino; il che gli premeva sopra tutto. Il soprintendente, un geometra di mezza età, marito d’una bella donnina, gli venne a far visita nei primi giorni, per suggerirgli d’esercitare fin d’allora i ragazzi a far col gessetto dei piccoli disegni geometrici sulla lavagna; ma gli parlò con un buon garbo così amichevole, ch’egli acquistò la certezza che non avrebbe mai avuto urti o dispiaceri con lui. E prevedeva un’annata buona, di pace.
Temeva soltanto di non aver incontrato la simpatia del delegato scolastico, che era un vecchio medico in riposo, un viso di giudice accigliato, il quale pareva malcontento di tutto quello che vedeva, sentiva e pensava, dal momento che scendeva dal letto al