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Il maestro Delli 195

conversazione che presentava il villaggio. Già erano comparsi nei giornali, a intervalli, degli articoletti di lode per il geometra, per l’impresario capo mastro, e per i singoli appaltatori delle varie parti dell’asta, corrispondenti alle varie arti fabbrili; si conoscevano oramai e si ripetevano persino le biografie dei pochi muratori venuti dalla città; la “scuola nuova„ aveva finito con assumere l’importanza d’un’opera monumentale, per cui Bossolano sarebbe diventato un comune benemerito della patria. E tanto poteva in tutti la passione italica per l’esteriorità delle cose, che ogni quistione di miglioramento didattico morale scompariva di fronte a quella dell’edifizio, come se tra quei muri tutto fosse dovuto migliorare da sè per un effetto miracoloso della calce fresca; il sindaco avrebbe venduto anche i cartelloni e le lavagne per aggiungere un ornamento alla facciata; e quando due persone in piazza non sapevano come ammazzare un quarto d’ora, dicevano: — Andiamo a veder la fabbrica, — e andavano a veder la fabbrica; vicino alla quale, a una cert’ora della sera, eran sempre certi di trovare il maestro Delli, che amoreggiava con le finestre della sua scuola futura.


IL MAESTRO DELLI.


Di questo maestro Delli dicevan tutti tanto bene e con tanta insistenza che il Ratti finì con decidersi a entrar quasi di forza nella sua familiarità, che quegli pareva rifiutargli, non per orgoglio, ma per amore di viver solo. E l’ultima spinta gliela diedero gli elogi che fece del Delli l’organista, perchè, se costui lo lodava, egli doveva essere, se non altro, un uomo assai diverso dagli altri. — È il solo vero galantuomo del paese, — diceva. Non gli moveva che il rimprovero di non credere al gran crac, o piuttosto, di non occuparsene. Che diavolo! E chi più dei maestri elementari aveva ragione di desiderare che si rifacesse il mondo? Essi ci avevan tutto da guadagnare perchè, senza dubbio, nella nuova società sarebber stati inalzati ai primi posti quelli che educano l’intelligenza del popolo, che sono i maestri di scuola, e quelli che gli

Il romanzo d’un maestro. — II. 13