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250 Visi nuovi e amici vecchi


Ma fatti cinque passi sulla piazza, voltandosi all’improvviso, vide che ella pure s’era voltata, e colse a volo un suo sguardo così vivo, dolce e luminoso, che gli inondò il cuore di gioia. Ah! quello era lo sguardo che tradiva l’anima e diceva il vero! E se n’andò tutto immerso e palpitante in quel pensiero, come in un raggio di sole.


Mezz’ora dopo egli andò alla prima riunione, ed assistette poi a tutte le altre, con grande curiosità, come a uno spettacolo di teatro. Le conferenze erano dirette dal provveditore Megári, il cui aspetto invecchiato gli fece da prima un senso di tristezza, che gli turbò il piacere di rivederlo. Egli stava con altri professori a un tavolo coperto d’un tappeto verde, sul davanti dell’altar maggiore. La chiesa era tutta affollata, e negli intervalli tra le letture e i discorsi risonava di un mormorio assordante, come se vi passasse a traverso un torrente. E là dentro appariva più strana che all’aria aperta la varietà della falange magistrale, poichè vi s’abbracciavano d’un solo sguardo, a centinaia, i cappellini piumati e infiorati, i fazzoletti da capo delle maestre contadine, gli zucchetti dei preti, le teste bianche, le capigliature grigie arruffate dei vecchi originali, le chiome lucide e ben divise dei giovani maestri. C’era sempre un vivo fermento; le discussioni accennavano spesso a burrasca. Molti eran venuti con delle proposte innovatrici, meditate da anni, alle quali tenevano con passione di monomani; alcuni con dei disegni di discorsi solenni, che dovevano abbracciare mezzo lo scibile umano; altri con atti d’ingiustizia da denunziare e riparazioni da chiedere: e a tutti questi, quando riescivano a parlare, le interruzioni o i dissensi cagionavano un’irritazione grandissima. C’eran di più, fra vari, delle rivalità di scrittori didattici, dei rancori nati da polemiche giornalistiche, i quali scoppiavano al minimo contrasto. In fondo, non dicevano gran cosa di nuovo: rifriggevano, con poche variazioni, le cose che da dieci anni tutti i maestri colti sapevano. Ma c’erano quattro o cinque oratori d’idee chiare e di parola facile, che allettavano l’uditorio e tenevano alte le discussioni: uno burbero aggressivo tonante, che pareva il malcontento incarnato di tutta la sua classe;