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256 Visi nuovi e amici vecchi

ogni parte; aveva di continuo un crocchio intorno; dopo quattro giorni, conosceva già mezzi i suoi colleghi, salutava tutti facendo l’atto dello schermitore che dà un colpo di punta, si cacciava in mezzo alle maestrine, prorompeva in esclamazioni comiche al passaggio delle più graziose: — Ah! che bella creatura! Ah! che bella gioventù! — facendo scintillare degli occhi di antico servaio; e fumava sigarette, mandava baci agli oratori felici, raccontava a bassa voce, alle cantonate, aneddoti da far sbellicar dalle risa, e soltanto quando i maestri giovani volevano spingere la celia troppo oltre, si faceva serio un momento, e diceva due o tre volte: — Est modus in rebus, est modus in rebus. Poi ricominciava peggio di prima.


Per due o tre giorni il Ratti cercò il suo collega Labaccio; ma non lo trovò. E, riflettendoci, gli parve naturale che non fosse venuto: in quel luogo dove, tra molte glorie, erano pure messe in mostra tante miserie della sua classe, in quel campo di discussioni e d’innovazioni, dov’eran convenute le teste più calde della famiglia, non ci poteva esser lui. Gli dissero poi che c’era un maestro del suo comune, ed egli cercò di questo per aver notizia del suo amico. Capitò male però, in una specie di piccolo Lérica inacetito, sociasta sospetto, e gelosissimo della dignità della sua classe; il quale gli domandò bruscamente, squadrandolo: — È amico di Labaccio, lei? — e fece una carica a fondo contro il collega, un pagnottista, un corcontento fradicio, un rampichino pieno d’astuzie e vuoto di scrupoli, che si teneva coi rossi e coi neri, leccando tutti, che avrebbe razzolato dei quattrini fin nella cassetta della spazzatura delle scuole. Aveva sposato una vecchia patronessa dell’asilo di Stalora, con dieci anni più di lui, ma con la borsa gonfia, s’era fatto far consigliere, braccava la croce. E se ora almeno, ch’era arrivato in cima all’albero della cuccagna, avesse smesso di fare il lustrascarpe! Ma s’era invece perfezionato nel mestiere. Bisognava vederlo. Era arrivato a questo, per apparecchiarsi il terreno alle nuove elezioni, di farsi fare una quantità di cartoncini, su cui disegnava con la penna fiori e uccelli, e metteva iscrizioni laudatorie; e non seguiva più un matrimonio, un batte-