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le Esposizioni erano chiuse ancora. Mi rivolsi a quel gentiluomo perfetto che è il conte Emilio Turati e ne ebbi il dovuto permesso.

Nell’entrare in quelle aree occupate da tanti edifici provvisori, ne fui stupito; ne va lode al Comitato solerte, agli architetti Sommaruga, Beltrami, al simpatico signor Scheibler, Broggi ed altri molti che resero dell’antica piazza d’armi, del castello, dei suoi contorni, un meraviglioso assieme che merita la più grande lode.

Viva Milano! dovetti esclamare nell’uscire da quel recinto, e feci voti perchè il buon gusto che si vede sorgere vigoroso in questa terra si espanda per l’Italia tutta.



Un amico che sapeva di questo mio scritto, mi chiese testé, che cosa fareste se foste ministro dell’Industria e Commercio?

Se avessi il portafoglio di tale Ministero, comincerei con tutelare l’agricoltura del Paese.

In vero l’Italia al presente paga più del 30 per cento riguardo alla rendita sui fondi, si capisce non depurato dalle ipoteche; ed esistendo la sperequazione è facile si giunga a un 60 percento, perchè, oltre al Governo, bisogna pensare alla Provincia e al Municipio.