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strie, come i porli di mare, vorrei avessero nel Governo non un padrone avaro, ma un padre benefico. Giacché che sarà dell’Italia quando il commercio giungesse a uno stato di abbandono e i nostri porti fossero dimenticati?



Se fossi ministro, dovrei rinunciare al mio posto innanzi alle nostre finanze rovinate?

Consideriamo dove stanno le cause di tanti mali, quali potrebbero esserne i rimedii.

Qui voglio per intero presentare al lettore uno stupendo articolo dovuto alla penna del chiarissimo avvocato Ernesto Calegari, il quale vide la luce in un giornale genovese il 25 febbraio di quest’anno.1

«La gravità del problema finanziario italiano ha due distinti coefficienti: il primo è nella politica, il secondo nell’amministrazione. Nella politica generale ed estera, perché l’Italia ha esagerato la sua politica estera, portandoci all'iperbole militare di una nazione armata in tempo di pace, sopra un piede che ogni ragione di economia e di politica ci dice essere

  1. È questo, il giornale Il Cittadino di Genova, fra i giornali d’Italia, uno dei migliori.
    Ne è proprietario il signor Giovanni Rivara, il quale a sue spese lo fondò nulla risparmiando perchè giungesse ad avere quell'apprezzamento del quale oggi gode.