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tuosa Liguria, come della piana Lombardia; che costruiva ferrovie nella Basilicata, nelle Puglie, come se dovessero far fiorire il commercio che esiste nell’Italia settentrionale, che aggravava così una regione a danno dell’altra; ora onorando delle sue grazie una città, ora scoronandone un’altra. E noi a Genova ne sappiamo qualche cosa.

«Tutto poi si tratta a Roma, dai più minuscoli altari, alle più alte quistioni. Di qui le lungaggini burocratiche, le decisioni inesplicabili dei responsi, gli inconvenienti necessari di affari trattati in sede non propria, da giudici ignari dei luoghi, facili ad essere ingannati e ad ingannarsi: tutto un cumulo di controsensi amministrativi, che ogni giorno lamentiamo. Questo stato di cose ha agevolato gli abusi amministrativi, le ingiustizie, gli sperperi, il lare e disfare, il disordine che regna spesso nelle pratiche della più semplice amministrazione. I Consigli provinciali sono Giunte governative, che eseguiscono sempre il concetto burocratico centrale: i Consigli comunali hanno visto da ogni nuova legge diminuire le loro attribuzioni d’iniziativa locale. Tutto è assorbito dal mostro dell’accentramento.

«Ecco donde nasce organicamente la cattiva amministrazione. Se ogni grande regione potesse avere una specie di governo suo, con rappresentanti proprii, con più larghe attribuzioni, senza che tutto si facesse dal governo centrale, coartati dal suo potere,