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Non mancarono o non mancano i tentativi per guastare e corrompere anche l’Esercito; per strappargli dal cuore quel nobile sentimento del dovere, pel quale e sempre pronto a sacrificarsi; o l’empietà, ricordando il detto di Voltaire che un’armata pronta a combattere per il suo Dio è invincibile, non cessò e non cessa di attentare alla fede dei nostri bravi soldati, per renderli fedifraghi al loro giuramento o aggiogarli alla setta nemica del trono e dell’altare.

Ma riconosciamolo, a gloria di questa falange di prodi, i tristi conati non riuscirono che a maggiormente provarne l'incorruttibile carattere, per cui serbandosi in massima schiettamente cristiana, seppe mantenersi fedele al proprio dovere, e come sempre in passato, sarà sempre disposta a dar la vita per la conservazione dell’ordine e della sicurezza sociale.

I più valenti capitani furono sempre e saranno essenzialmente religiosi. Napoleone I diceva al generale Bertrand: se non amate Dio e la religione ho avuto torto a farvi generale, e con ciò l’esiliato di Sant’Elena non faceva che confermare una verità, illustrata dai Bajardo, dai Turenna, dai Condé, da tanti celebri guerrieri della stirpe Sabauda, tra i quali ci piace ricordare il conte Verde, Emanuele Filiberto, Vittorio Amedeo e il principe Eugenio.