Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/112

Da Wikisource.
104 il figlio del reggimento.


IV.

Sul far del giorno, prima ancora che si sonasse la sveglia, ci destò il rumore d’una pioggia fittissima e un violento scoppio di tuono. Misi io pel primo la testa fuori della tenda. Nel campo, all’infuori delle sentinelle, non si vedeva anima viva; ma tutti o quasi tutti i soldati eran già desti. Di fatti, allo sfolgorar d’ogni lampo, sonava da tutte le parti dell’accampamento un acutissimo e prolungatissimo brrr, come fanno i burattinai per annunziar l’apparire e lo sparire del diavolo; e ad ogni scoppio di tuono un altro fragoroso e prolungato grido ad imitazione di quello scoppio. Indi a poco fu sonata la sveglia, e il capitano di guardia chiamò gli ufficiali di settimana al rapporto per annunziare che dentro tre ore ci saremmo rimessi in cammino. Questo annunzio mi fece subito pensare a Carluccio. Io non m’ero ancora domandato che cosa alla fin fine avremmo fatto di quel ragazzo. — Il figlio del reggimento! Son due belle parole e presto dette; ma avevamo noi il diritto di tenerlo lontano da casa? E chi si sarebbe addossata questa responsabilità, poichè qualcuno avrebbe pur dovuto addossarsela? — Parlai di questo agli amici e tutti convennero ch’era necessario provvedere al rinvio di Carluccio, scrivendo al Sindaco di Padova e rivolgendosi alle Autorità del villaggio più vicino. Era una decisione dolorosa codesta; ma come farne a meno? Mi restava però una speranza: e se da Padova non rispondessero? E se la matrigna non rivolesse più il suo figliastro? L’incarico di scrivere a Padova me lo assunsi io stesso e a gran malincuore e a stento, scrissi; ma l’altro incarico, quello di condur Carluccio al villaggio e di consegnarlo alle Autorità, oh