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il figlio del reggimento. 129

i sigari, seguitò a trincare col miglior gusto del mondo; l’altra metà ripigliò il canto interrotto.

— Vi canteremo un ritornello anche noi, signori poeti piagnoloni! — gridò uno dei baccanti alzando il bicchiere: tutti gli altri risero.

— Cantate pure! — si rispose dalla nostra parte.

E il poeta (scusate) ripigliò:

Che divino m’assale
Entusiasmo d’amor!

E il coro:

Sì, Venezia immortale,
T’abbiam tutti nel cor.

E i baccanti:

Che poeta bestiale!
Che cane di tenor!

E lì una gran risata. — La vocina di Carluccio si sentiva distintamente in mezzo a tutte l’altre, sottile, tremola, armoniosa.

Da capo:

     Ma pur mentr’io ti miro
E canto e ti sorrido,
Perchè un lieve sospiro
Come di mesto amor,
E non di gioia un grido
Prorompe dal mio cor?

Il coro:

Ti guardo, ti sorrido,
Ma non ho lieto il cor.

E i baccanti:

Invece io me la rido,
È il partito miglior.

E qui un gran frastuono di bicchieri e un altro ru-


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