Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/165

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una marcia notturna. 157

Dopo cento passi, daccapo. Dà un grande urtone in una persona che gli cammina davanti, si sveglia, guarda: — Oh! scusi, capitano. — Niente, si figuri! Son cose che succedono a tutti.

Ti si accosta un compagno. Camminate per un po’ di tempo, senza scorgervi, l’uno al fianco dell’altro. Poi: — Sei qui? — Risposta: un grugnito. — Hai sonno? — Un po’. — Dammi il braccio. — E vi date il braccio. Spalla contro spalla, fianco contro fianco, e avanti, alla meglio, a fiancate, a traballoni, a sconquassi. Otto, dieci, venti passi, e il sonno vi piglia, e le vostre teste pesanti si ripiegano tutte e due dalla stessa parte e si picchiano. — Ahi! — Vi sciogliete.

E intorno intorno tutti cheti; e sempre buio fitto; sempre le due lunghe file di lumi che ondeggiano lunghesso i lati della via; e sempre lo stesso monotono tintinnar dei gamellini.

Tutto ad un tratto suona in mezzo alle file una voce stizzosa: — Su quel lume! — E il soldato che porta la lanterna e che, preso dal sonno, aveva allentato il braccio e lasciava cadere il fucile sul capo di chi gli vien dietro, si desta, ripiega il braccio, e rialza il lume.

Altri pochi passi, e un sonoro e prolungato sbadiglio a raglio d’asino rompe il silenzio. Due o tre voci gli tengon dietro a contraffarlo; una risata, e zitti.

Altri pochi passi, e s’alza una voce stridula in tentativo di canto. Un diavolìo d’urli di protesta e di disapprovazione si solleva dalle file. — Lasciala lì. — A un’altra volta. — Dormi in pace. — E il mal ispirato cantore ricaccia in gola il resto della canzone e si tace.

Altri venti passi, e si ode un grido acuto e poi un digrignar rabbioso di bestemmie. — Che c’è? — Chi è? — È un soldato, colto dal sonno, che ha dato una violenta stincata contro un paracarri — E intorno intorno: —