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198 carmela.

condurrei dinanzi a mia madre come se fosse un angelo.... Oh io non potrei capire tanta felicità, io impazzirei dalla gioia; oh se fosse vero! se fosse vero! —

E abbandonò la fronte sulle mani, piangendo.

— Oh mio amore! — s’intese gridare in quel punto giù nella piazza. L’ufficiale balzò in piedi e disse risolutamente al dottore: — Lasciami. —

Quegli gli strinse la mano, gli disse — Coraggio! — e partì.

Il tenente rimase qualche minuto immobile in mezzo alla camera, poi andò alla finestra, l’aperse, si ritrasse d’un passo, e stette contemplando un istante lo stupendo spettacolo che gli s’offeriva allo sguardo. Una notte limpida, chiara, senza vento, ch’era un incanto. Lì subito sotto gli occhi la parte bassa del paese; i tetti, le vie deserte, il porto, la spiaggia, su cui batteva così bianco il lume della luna che vi si sarebbe veduto passare una persona distintamente come di giorno, e poi il mare quieto e liscio come un olio, e lontano lontano i monti della Sicilia rilevati e distinti come se fossero là presso, e un silenzio profondo. — Potessi anch’io godere di questa pace soave! — pensò l’ufficiale spaziando collo sguardo nella immensità di quel mare; e s’affacciò, palpitando, alla finestra, e guardò giù. Carmela era seduta dinanzi alla porta.

— Carmela!

— Carino.

— Cosa fai costì?

— Cosa fai.... aspetto; lo sai pure. Aspetto che tu mi faccia salir sopra. Non mi vuoi questa sera?

— Scendo ad aprirti. —

Carmela, dalla contentezza, si mise a batter le mani e a saltellare.

La porta s’aperse, e apparve l’ufficiale col lume