Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/218

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210 carmela.



     Carmela, ai tuoi ginocchi
Placidamente assiso,
Guardandoti negli occhi
Baciandoti nel viso
Trascorrerò i miei dì....

Carmela ascoltava sempre più intenta, corrugando tratto tratto le sopracciglia come chi è assorto in un pensiero profondo.

— Bravo! Bene! Proprio benone! — dissero ad una voce tutti i commensali. E l’ufficiale ripigliò:


     L’ultimo dì, sul seno
Il volto scolorito
Ti celerò, sereno
Come un fanciul sopito,
E morirò così.

Eran quelle parole, era quella musica, tutto intorno era come quella notte. — Bravo! bene! — ripeterono i commensali. L’ufficiale ricadde come spossato sulla seggiola; tutti ricominciarono a gridare; Carmela era immobile come una statua e teneva l’occhio dilatato e fisso in viso all’ufficiale; il dottore la guardava colla coda dell’occhio.

— Silenzio! — gridò il tenente. Tutti tacquero e, la finestra essendo aperta, s’intese giù nella piazza un’allegra musica di flauti e di violini e un ronzìo come di gente affollata. Erano i dieci o dodici musicanti del paese, circondati da gran parte della popolazione, la quale credeva che il distaccamento partisse davvero.

Carmela si scosse e si voltò verso la finestra. Il suo viso cominciò ad animarsi lievemente, e i suoi grand’occhi a muoversi senza posa dalla finestra al tenente, da questi ai commensali, dai commensali alla finestra, come s’ella volesse intender bene la musica e nello stesso