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carmela. 213

da cui erano partiti, ed essi guardavano quell’isola. Stettero lungo tempo senza moversi da quell’atteggiamento, finchè la donna, sollevando il viso, mormorò:

— Eppure mi sento stringere il cuore allontanandomi dal mio povero paese, dove ho sofferto tanto, dove ho veduto te per la prima volta, dove tu m’hai ridato la vita!...

E appoggiò la fronte sulla spalla del suo compagno.

— Ci ritorneremo un giorno! — le disse questi facendole volgere leggermente la testa per poterla guardare negli occhi.

— E ritorneremo nella tua casa? — ella domandò dolcemente.

— Sì.

— E la sera ci metteremo a discorrere a quella finestra da cui tu mi chiamavi una volta?

— Sì.

— E sonerai di nuovo la tua chitarra, e canterai di nuovo quella canzone?

— Sì, sì.

— Cantala adesso! — esclamò con trasporto Carmela; — cantala piano.

E l’ufficiale avvicinandosele colla bocca all’orecchio:


Carmela, ai tuoi ginocchi
Placidamente....

Carmela gettò le braccia al collo del suo sposo e ruppe in pianto.

— Povera e santa creatura.... — gli disse questi stringendosela contro il petto; — qui, qui, sul mio cuore, sempre qui! —

La poveretta si scosse tutt’ad un tratto, guardò in-