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il campo. 241

intervalli uguali, e tra gruppo e gruppo fornelletti di sassi e di mattoni accatastati, e mucchi di cenere, e rimasugli di tizzoni spenti, di stipe e di fuscelli sparpagliati. Al di là del fosso, alberetti distesi a terra, schiantati e scapezzati; siepi sforacchiate; solchi calpestati e disfatti; tutti i segni d’un vasto saccheggio. Uh il colonnello! com’è andato in collera!

Un ponticello di legno, fatto lì per lì, con due tronchi d’albero e poche assicelle, unisce il campo alla via. Accanto al ponte, dentro il campo, lungo la sponda del fosso, dieci o dodici tende isolate; in esse i prigionieri coi ferri. Sul ponte una sentinella; un’altra dinanzi a quelle tende; una serie d’altre intorno al campo nei punti d’uscita.

Tal’è il campo.

Cadeva il sole; era una bellissima sera di luglio; il cielo mirabilmente limpido, la campagna ancor umida e fresca d’una pioggia recente, e quel boschetto oscuro, quella bella collina verde, quelle ville, quel paesello ancora dorato da uno sprazzo di sole....; stupendo il luogo, stupenda l’ora.

Pel reggimento era un’ora di riposo, di svago e di festa. Tutti erano in moto. La più parte, in maniche di camicia e in calzoni di tela, girandolavano per tutte le parti del campo, scompagnati, a coppie, a brigatelle; alcuni giacevan seduti o sdraiati in gruppi, o correvano in giro inseguendosi l’un l’altro come gli scolaretti nel cortile del collegio; altri giocavano alle murielle co’ sassi; altri tiravano di scherma co’ bastoni in mezzo ad un cerchio di spettatori; altri, teso uno spago fra due tende, saltavano a scommessa fra due ali di ammiratori affollati; altri, seduti sulla sponda del fosso, attorno a un cencio di tovagliolo steso sull’erba, divoravano quattro foglie

di lattuga fra amici, sbocconcellando un po’ di pan bianco


De Amicis 16