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il mutilato. 273

tramutandosi in volto. — Mah!... me l’immagino — rispondeva sorridendo il vecchio. — Ah! esclamava essa mandando un sospiro e rasserenandosi ad un tratto — avete scherzato. Voleva ben dire, io! Oh stiamo a vedere perchè non avrebbe dovuto venire!

E poi volgendosi alla madre che era fuor del portone dell’aia e tendeva lo sguardo lungo la via: — Mamma, — le chiese, — vedi nessuno?

— Non vedo che un carro lontano lontano. — La fanciulla riprese a celiare col vecchio, senza darsi alcun pensiero.

Intanto il carro era giunto a poco più che trecento passi da quella casa, e nel cuore del soldato era seguìto uno strano mutamento. Pareva ch’ei non avesse più un vivo e vero sentimento del suo stato, che non sapesse più dov’era diretto e gli fosse sfuggita la memoria dei luoghi ove passava, tanto ei teneva lo sguardo stupidamente immobile sulla sua casa di cui cominciavano ad apparire distintamente le finestre e i terrazzini di legno, o lo girava lento e senza vita sui campi, sulle case e sugli orti vicini alla via. S’avvicinava a casa sua come ad un luogo sconosciuto. La sensitività del suo cuore si era, in certo modo, esaurita. Siffatta è la nostra natura, che subiamo con fredda impassibilità e con una specie di morto abbandono l’eccesso di quei dolori, che ci eran parsi insopportabili da principio. E però quel povero infelice, come se avesse smarrito affatto il presentimento della desolazione che andava a gettare nella sua famiglia, ora stava tutto intento, colla bocca aperta e gli occhi immoti, al rumore monotono del carro; ora, dato un colpo colla mano aperta sur un sacco, stava attonito a rimirar il bianco spolvero che se ne levava; ora sfibbiava e raffibbiava sbadatamente le cinghie tese fra

quelle due stecche commesse al vasotto di legno in cui


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