Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/411

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partenza e ritorno. 403

un mio amico che Venezia, vista così da lontano e di sera, gli fa l’effetto d’una fanciulla pallida e melanconica, appoggiata sul davanzale, col capo reclinato da una parte sulla palma della mano, e lo sguardo teso sull’orizzonte del mare, in atto di chi pensa ed aspetta. E appena la vide gridò: — T’amo! — Sì, tale è il senso che ispira da lontano Venezia; dentro sarà grandiosa e magnifica e ne imporrà; vista di qui intenerisce e innamora. Cara madre, tu hai una rivale formidabile....

.... Gran buona gente questi contadini veneti. Ero di gran guardia vicino a una casipola, avevo sonno e picchiai per domandare ricovero; nota ch’eran le due dopo mezzanotte. Mi apre una donna, mi fa entrare nella prima stanza, mi porta un pagliericcio, una materassa, una coperta, un guanciale, mi dà la buona notte e va via. Mi corico e dormo da principe. La mattina appena desto, mi affaccio all’altra stanza per ringraziare la mia ospite, e la vedo che dorme stesa in terra, sopra un po’ di paglia, con due bambini, uno fra le braccia, l’altro da un lato, senza un lenzuolo, senza un guanciale, senza un cencio di coperta; aveva dato ogni cosa a me. N’ebbi rimorso, ira, vergogna; mi diedi dello snaturato, del poltrone, del villano, del tristo.... Non ricorderò mai quella notte senza dolore.

Risposta (ah pietosissima spietata!): — Un po’ di torto l’hai certamente; ma.... in fin dei conti tu avevi faticato e dovevi levarti per tempo; mentre quella donna aveva dormito fino allora e poteva dormir poi. Un’altra volta badaci però.


.... Dalle vicinanze di Mestre.... agosto.

.... — Senti questa ch’è nuova di zecca. Ieri l’altro ero d’avamposto dalla parte di Malghera. Allontanatomi un centinaio di passi dalla gran guardia, veggo venir