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414 partenza e ritorno.

ogni cosa. — Ha conservato tutto! — esclamò quel buon soldato giungendo le mani in atto di grande sorpresa, e seguitò per un po’ di tempo a guardare ora me ora gli oggetti sorridendo ed esclamando affettuosamente: — Anche i fiori secchi! —

Di tutto quello che ho fatto prima di partire non mi ricordo altro se non che, visitato il colonnello, girai come un arcolaio per la città e pigliai a braccetto tutti gli amici che incontravo, non ristando mai dal magnificare le bellezze di Bergamo: — Guarda che cielo! guarda che colline! guarda che stupenda pianura! — e gli amici si stringevano nelle spalle. L’ordinanza mi accompagnò alla stazione; pagai il biglietto e mi dimenticai di pigliare il resto; mandai un dispaccio telegrafico a mia madre, dicendo non so che sciocchezza al telegrafista, che ebbe la bontà di ridere; fumai, o piuttosto disfeci a morsi due o tre sigari in pochi minuti, e finalmente.... — Signor tenente — mi disse l’ordinanza porgendomi la valigia quando cominciò a sonar la campanella; — mi faccia il favore di portare i miei saluti alla sua signora madre, e dirle che io non mi sono mai dimenticato della bontà che ella ebbe per me e per la mia famiglia e che le ho sempre....

— Che le hai sempre voluto bene, sì, dillo pure, mio buon Remigio; non mi dimenticherò di nulla; a rivederci presto; addio.

— Buon viaggio, tenente! —

Il convoglio era già in moto; misi fuori la testa e vidi ancora la mia ordinanza ferma dietro il cancello della stazione; appena mi scorse, alzò la mano alla tesa del cheppì e ve la tenne fin ch’io gli disparvi allo sguardo.

Dovevo arrivare a Torino alle dieci della sera.

Giunto alla stazione di Milano, vidi un battaglione di fanteria che si disponeva a salire su lo stesso convo-