Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/452

Da Wikisource.
444 il più bel giorno della vita.

Se avessi quella lassù, in cima a quel monte, o quest’altra ai piedi del colle, od anche quella là più piccina, su quel poggio, con quella corona di cipressi; io me ne contenterei, e vivrei là solo, tranquillo, leggendo, studiando, ricordandomi appena della città come d’un paese lontano e sconosciuto.... Che dolce vita io vivrei, che serenità, che pace! Oh se avessi una villa anch’io! — Così si sente e si pensa qualche volta, e si finisce coll’esclamare sospirando: — Ah che mondo!

Era così amena e romita, come noi ce la fingeremmo col desiderio, una villa, ch’io vidi qualche anno fa, vicino a Valdieri, in cima a un bellissimo colle, sul confine delle terre riserbate alle caccio del re. Quel colle è l’ultima altura d’una catena, da cui son divise le valli anguste di due torrentelli che gli si vengono a congiungere ai piedi. Qui v’è un ponte; al di là delle acque poche casuccie e una chiesuola; alcune capanne sparse lungo la riva; tutt’intorno montagne altissime popolate di abeti, di noci e di castagni enormi; verdi in basso, d’un verde vivo e scuro; azzurre lassù, dove appena arriva lo sguardo. Il colle, la valle, il paesello, tutto deserto e queto; la presenza dell’alpi gigantesche par che imponga alla circostante natura una specie di raccoglimento pauroso e solenne.

La strada del ponte ascende la collina, passa dinanzi alla villa, e va oltre. La villa è una casina a due piani, di color rosso e di forma graziosa. Da un lato ha la casa dei contadini; dall’altro un gran pergolato di forma quadrata, chiuso verso la strada da un ampio frascato; sul davanti, fra la strada e la casa, un tratto di terreno erboso, largo quanto un piccolo cortile, circondato da un’alta siepe, e tutto ombrato da quattro grandi castagni che intrecciano i rami. Finestre e porte sempre chiuse. A passar per di là, si sente qualche volta dalle