Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/464

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456 il più bel giorno della vita.

d’avanzo per capire a cosa mirava. E poi il fratello era un pessimo soggetto, capace di tutte le cattive azioni. Si figuri dunque che cuore fu il mio, quando, pochi giorni dopo, il ragazzo mi venne a dire che la sera prima sua sorella e suo fratello s’erano litigati, che lo avevano mandato fuori di casa per poter discorrere tra loro, e che lui, dalla scala, avea sentito il fratello parlar forte e con rabbia, e la sorella piangere e rispondere: — mai! mai; — e che poi era seguito qualche minuto di silenzio in cui non avea potuto capire che cosa facessero, e infine s’era aperta la porta, e n’era uscita Luisa bianca in viso che pareva una morta, scarmigliata, e con una guancia livida. Il fratello l’aveva picchiata, e lei non avea gridato per non farsi sentir dai vicini. Mi si oscurò la vista, mi prese un tremito così forte che mi pareva d’aver la febbre, mi sentii diventar cattivo; se lì per lì avessi incontrato il fratello, lo stritolavo senza dargli tempo di fiatare. Decisi di andarlo a cercare, lui e il signore, e chiunque avesse mano in quell’intrigo infame; ma poi mi frenai, e pensai meglio d’aspettare anche un po’. — Va a dire a tua sorella che si faccia coraggio, dissi al ragazzo, e che c’è qualcuno che le vuol bene davvero, e che pensa per lei. — L’indomani era giorno di festa, e avevamo tre ore di libertà più del solito. Uscii solo e me n’andai a passeggiare per la città. Camminavo circa da un’ora, quando mi accorsi d’esser seguitato alla lontana da due individui, due monellacci sullo stampo del fratello, due faccie proibite. Feci le viste di non accorgermene. Dopo un po’ di tempo vidi che a quei due se n’erano aggiunti altri due, e che s’avvicinavano. — Ho capito, — dissi tra me; — sono mandati; voglion tenermi a bada; qualcosa questa sera deve seguire. — Stavo per uscir di città, ritornai verso il centro, e affrettai il passo in