Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/58

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50 una sassata.

zioni; — abbasso i prepotenti — non vogliamo prepotenze — giù quei fucili — libero il passo — via di lì. — Ad un tratto la folla volge le spalle a’ soldati, si dà a una fuga precipitosa lasciando il suolo ingombro di caduti, e invade in men d’un istante le vie laterali, i caffè, i vestiboli e i cortili delle case vicine. I soldati banno abbassato le baionette.

— Largo! Largo! — si urla da un’altra parte. Da una delle viuzze laterali s’ode uno scalpitare di cavalli e un suonar di sciabole rumoroso; è uno squadrone di cavalleria che s’avanza; ecco, si veggono luccicare i primi elmi; ecco i primi cavalli; tutto lo squadrone è nella strada; la folla si getta a destra e a sinistra contro i muri delle case; lo squadrone passa, silenzio generale; è già quasi passato, qua e là si leva qualche fischio e qualche voce; è passato, urli, sibili, improperi, e una pioggia di torsi di cavolo e di buccie di limone sopra gli ultimi cavalli. Lo squadrone si ferma, gli ultimi cavalli indietreggiano di pochi passi, la folla volge le spalle e sgombra per un cento passi di strada.

Dal crocicchio più vicino si sente tutto ad un tratto uno scoppio rabbioso di bestemmie, un picchiare di bastoni, un grido acuto, un lamento fioco, e poi un lungo bisbiglio, e poi un pauroso silenzio. — Che è stato? che fu? — Niente, niente; non si tratta che di quattro dita di lama cacciate nella schiena a una guardia di pubblica sicurezza. — La folla si ritira a destra e a sinistra, e un carabiniere col capo scoperto e con ambe le mani nei capelli attraversa la via tentennando e barcollando a mo’ d’un ubriaco. — Che cos’ha? Che gli hanno fatto? — Niente, niente, non gli han dato che una bastonata sul capo. — In piazza! In piazza! — grida all’improvviso una voce poderosa. — In piazza! — si risponde concordemente da tutte le parti. E la moltitudine irrompe