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Nell’inverno e nell’autunno, la tela è distesa fino a terra e fissata per mezzo di corde a pioli, in maniera che non v’entri nè vento nè acqua. In estate, è lasciata tutt’intorno una larga apertura per la circolazione dell’aria, protetta da una piccola siepe di giunchi, di canne o di rovi secchi. Con questo mezzo, le tende sono più fresche in estate e meglio chiuse nella stagione piovosa, che le stesse case moresche delle città, le quali non hanno nè usci nè vetrate. L’altezza massima d’una tenda è di due metri e mezzo; la massima lunghezza di dieci; quelle che superano questa misura appartengono a qualche sceicco opulento, e son rare. Una parete di giunchi divide la casetta in due parti: di qua dormono il padre e la madre, di là i figliuoli e il rimanente della famiglia. Una o due stuoie di vimini, un cassone di legno variopinto e arabescato, in cui tengono la roba; uno specchietto rotondo di Trieste o di Venezia, un alto treppiedi di canna, che ricoprono d’un caic, per lavarvisi sotto; due pietre per macinare il grano, un telaio della forma di quei dei tempi d’Abramo, un rozzo lume di latta, qualche vaso di terra, qualche pelle di capra, qualche piatto, una rocca, una sella, un fucile, un pugnalaccio, sono tutta la suppellettile d’una di queste case. In un angolo v’è una chioccia e una covata di pul-