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un drappello di cavalleria che ci avrebbe scortati in viaggio. Un bastimento da trasporto della nostra marina militare, il Dora, allora ancorato a Gibilterra, aveva già portato a Larrace, sulla costa dell’Atlantico, i regali che Vittorio Emanuele mandava all’Imperatore del Marocco. Lo scopo principale del viaggio, per l’incaricato d’affari, era di presentare le credenziali al giovine sultano Mulei el Hassen, salito al trono nel settembre del 1873. Nessun’ambasciata italiana era mai stata a Fez. Era la prima volta che si portava nell’interno del Marocco la bandiera della nuova Italia. Perciò l’ambasciata sarebbe stata ricevuta con straordinaria solennità. Il nostro Ministero della guerra aveva mandato un capitano di stato maggiore, il signor Giulio di Boccard; il Ministero della Marina, un capitano di fregata, il signor Fortunato Cassone, allora comandante del Dora, ora capitano di vascello. Questi, insieme col vice-console italiano di Tangeri e col nostro agente consolare di Mazagan formavano la parte ufficiale dell’ambasciata. Il pittore Ussi di Firenze, il pittore Biseo di Roma ed io eravamo invitati privatamente dal signor Scovasso. Tutti, eccetto l’agente di Mazagan, si trovavano già a Tangeri.

La mia prima occupazione, appena rimasto solo, fu di osservare la casa nella quale ero