Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/296

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terrore, ruba l’ufficio al carnefice, lacera di propria mano le mammelle alle donne perchè rivelino il nascondiglio dei tesori dei mariti. Mulei Ismaele, il principe lussurioso, l’amante di ottomila donne e padre di mille duecento figli, il fondatore del corpo famoso delle guardie nere, il galante sultano che chiede in isposa a Luigi XIV la figliuola della duchessa La Valliére, fa appendere diecimila teste ai merli di Marocco e di Fez. Mulei Ahmed el Dehebi, avaro e crapulone, ruba i gioielli alle donne di suo padre, s’istupidisce col vino, fa strappare i denti alle sue belle e recidere il capo a uno schiavo che ha troppo premuto il tabacco nella sua pipa. Mulei Abd-Allà, vinto dai Berberi, fa sgozzare, per sfogar la sua rabbia, gli abitanti di Mechinez, aiuta il carnefice a decapitare gli ufficiali del suo valoroso esercito sconfitto, e inventa l’orribile supplizio di cucir l’uomo vivo dentro un toro sventrato perchè si putrefacciano insieme. Appare migliore della propria razza Sidi-Mohammed, suo figliolo, il quale si circonda di rinnegati cristiani, cerca la pace e ravvicina il Marocco all’Europa. Poi, daccapo, Mulei Yezid, violento, crudele e fanatico, che per pagare i suoi soldati, gli sguinzaglia al saccheggio dei quartieri degli Ebrei in tutte le città dell’Impero; Mulei Hesciam, che dopo un regno di pochi