Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/320

Da Wikisource.
310 fez


per una certa falsa luce che gli brillava negli occhi. Aveva il turbante e il caffettano bianco. Parlava con molta vivacità e rideva sonoramente ad ogni parola propria o d’altri, rovesciando indietro la testa, e continuando a tener la bocca spalancata molto tempo dopo che aveva riso.

Alle pareti erano appesi alcuni quadretti con iscrizioni del Corano in caratteri d’oro; nel mezzo della sala una tavola da osteria di villaggio e alcune seggiole rustiche; tutt’intorno materasse bianche, sulle quali buttammo i nostri cappelli.

Sidi-Ben-Iamani intavolò una vivace conversazione coll’Ambasciatore; gli domandò se era ammogliato, perchè non s’ammogliava; gli disse che, se fosse stato ammogliato, gli avrebbe fatto un grande piacere conducendo la moglie a pranzo con sè; che l’Ambasciatore inglese ci aveva condotto la figliuola, la quale s’era molto divertita; che tutti gli Ambasciatori avrebbero dovuto ammogliarsi espressamente per condurre le loro donne a veder Fez e a pranzare in casa sua, e simili discorsi, interrotti da alte risate.

Mentre, il Gran Vizir parlava, i pittori ed io, seduti sulla soglia della porta, guardavamo di sott’occhio le schiave, le quali a poco a poco, incoraggiate dalla nostra aria di curiosità beni-