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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/337

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fez 327


— Voi mi siete simpatico, — gli fece dire, senza preamboli, dal signor Morteo.

L’Ambasciatore gli rispose che provava per lui un eguale sentimento.

— Appena vi vidi, — continuò il Ministro, — il mio cuore fu vostro.

L’Ambasciatore ricambiò il complimento.

— Al cuore — concluse Sid Abd-Allà, — non si resiste; e quando egli ci comanda d’amare una persona, anche senza saperne la ragione, la si ama.

L’Ambasciatore gli porse la mano ed egli se la strinse sul cuore.

Ci furono portati diciotto piatti. Non ne parlo. Mi basta dire che son certo che me ne sarà tenuto conto il giorno in cui verrò giudicato. Per giunta l’acqua era muschiata, la tovaglia variopinta e le seggiole barcollanti. Ma queste piccole calamità, invece di metterci di malumore, ci accesero la vena degli scherzi per modo che poche volte fummo più allegramente bricconi di quella mattina. Se ci avesse sentiti Sid-Abd-Allà! Ma Sid-Abd-Allà era tutt’occhi e tutt’orecchi coll’Ambasciatore. Ci spaventò per un momento il signor Morteo, avvertendoci a bassa voce che il gigante turchino, essendo di Tunisi, poteva darsi che capisse qualche parola d’italiano. Ma guardandolo attentamente ad ogni scherzo, e vedendolo sempre