spietata; mentono per abitudine, con un’impudenza incredibile; affettano animo caritatevole e religioso, e sacrificano l’amico per uno scudo; disprezzano il sapere e accolgono le più puerili superstizioni del volgo; fanno il bagno tutti i giorni e tengono il sudiciume a mucchi nei recessi della casa; e aggiungono a tutto questo un orgoglio satanico, dissimulato, quando occorre, da maniere umili e insieme dignitose, che paiono indizio d’animo gentile. E così m’ingannarono nei primi giorni; ma ora son persuaso che l’ultimo di costoro crede, in fondo al cuore, di valer infinitamente più di tutti noi messi in un mazzo. Gli arabi nomadi conservano almeno la semplicità austera dei costumi antichi, ed i Berberi selvaggi hanno lo spirito guerriero, il coraggio, l’amore dell’indipendenza. Costoro soli congiungono in sè barbarie, depravazione e superbia, e son la parte più potente della popolazione dell’Impero: quella che dà i negozianti, gli ulema, i tholba, i Caid, i pascià; che possiede i ricchi palazzi, i grandi arem, le belle donne, i tesori nascosti; riconoscibile alla pinguedine, alla carnagione chiara, all’occhio astuto, ai grossi turbanti, all’andatura maestosa, alla fiaccona, ai profumi, alla boria.