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Oramai non v’è più un angolo di Fez che ci sia sconosciuto; e nondimeno ci par sempre d’essere arrivati il giorno innanzi, tanta è la varietà d’aspetti che ci presenta questa scena grandiosa di mura, di porte, di torri, di rovine; tanto ogni cosa ci ravviva ad ogni momento il sentimento della nostra solitudine; tanto stentiamo ad abituarci ad essere l’oggetto della curiosità universale. E questa curiosità non è punto scemata, benchè ormai tutti gli abitanti di Fez ci abbiano visti e rivisti. È scemata, invece, la diffidenza, e pare anche un poco l’antipatia: i bambini ci si avvicinano e ci toccano i vestiti per sentire di che sostanza sono; le donne ci guardan con occhio torvo, ma non tornan più indietro vedendoci apparir di lontano; le maledizioni son diventate più rare, i soldati non picchian più bastonate, e il pugno toccato dall’Ussi fu, è da sperarsi, il primo ed unico pugno di cui io possa portare la notizia in Italia. E benchè, passeggiando per la città, ci preceda e ci segua sempre una folla fittissima, io credo che potremmo uscir soli senza ombra di pericolo d’essere ammazzati. Già la popolazione, da quanto ci dicono i soldati del-