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ceva alla mia indole. Sentivo bisogno di cangiar paese.
— Ed ora siete contento? domandai.
— Contentissimo, rispose con affettazione. — Il paese è bello, Mulei el Hassen è il migliore dei Sultani, il popolo è buono, son capitano, ho una botteguccia, esercito una piccola industria, vado alla caccia, vado alla pesca, faccio escursioni sulle montagne, godo della più grande libertà. Non ritornerei in Europa, vedete, per tutto l’oro del mondo.
— Non desiderate nemmeno di rivedere il vostro paese? Avete dimenticato affatto anche la Francia?
— M’importa assai della Francia! — rispose. — Per me non esiste più Francia. La mia patria è il Marocco.
E diede una scrollata di spalle.
Quel cinismo mi rivoltò; non ci potevo quasi credere; mi venne la curiosità di scrutarlo più addentro.
— Da quando avete lasciato l’Algeria, — gli domandai, — non avete più avuto notizia degli avvenimenti d’Europa?
— Pas un mot, — rispose. — Qui non si sa nulla di nulla, ed io sono contentissimo di non saper nulla.
— Non sapete dunque che c’è stata una gran guerra tra la Francia e la Prussia.