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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/435

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fez 425


quella rassegna, fuor che di ricreare l’Imperatore; e fui tentato di riderne. Ma un secondo pensiero, il pensiero di ciò che v’era di primitivo e di poetico in quel monarca affricano, sommo sacerdote e principe assoluto, giovane, semplice, gentile, che stando tre ore solo all’ombra d’una tenda, si faceva tre volte la settimana passare dinanzi ad uno ad uno i suoi soldati, e ascoltava le preghiere e i lamenti dei suoi sudditi sventurati, m’ispirò invece un sentimento di profondo rispetto. E poichè era quella l’ultima volta che lo vedevo: — Addio, gli dissi andandomene, con un vivo slancio di simpatia; — addio, bello e nobile principe! — e quando la sua graziosa figura bianca scomparve per sempre ai miei occhi, sentii un moto dentro, come se in quel momento stesso mi si stampasse per sempre nel cuore.