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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/84

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cato d’affari mise qualchecosa di giallo nelle mani d’un soldato arabo, perchè lo portasse a chi aveva diretto lo spettacolo. Il soldato tornò poco dopo e riferì, tradotto in spagnuolo, il curioso ringraziamento del beneficato: — L’ambasciatore d’Italia ha fatto una buona azione; Allà benedica tutti i peli della sua barba!

La festa durò fino al tramonto. Strana festa! Tre venditori d’acqua pura bastavano a soddisfare i bisogni di tutta quella folla immobile per una mezza giornata sotto i raggi del sole d’Affrica. Un marengo era forse il massimo del denaro messo in giro da quello straordinario concorso di gente. I soli piaceri erano vedere ed udire. Non uno scandalo amoroso, nè un ubbriaco, nè una coltellata! Nulla di comune colle feste popolari dei paesi civili.


Oltre a godere di tutti questi spettacoli, facevamo, io e i miei futuri compagni di viaggio, delle frequenti passeggiate nella campagna di Tangeri, che non è meno curiosa a vedersi che la città. Intorno alle mura si stende una cintura di giardini e di orti appartenenti la maggior parte ai ministri e ai consoli, quasi tutti trasandati; ma coperti d’una vegetazione meravigliosa. Sono lunghe file di aloè, simili a lancie gigantesche confitte in mezzo a un fascio di enormi daghe ricurve, poichè tale