Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/104

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90 alla francia.

a quella parte v’era la grande città, il centro della vita d’un popolo, l’ultimo baluardo della sua libertà, l’ultimo ricetto della sua bandiera; quando tra le file della parte che vince, frammisti ai giovani soldati che amano la guerra e la gloria, vi sono i cittadini coi capelli grigi, gli operai, i genitori, che amano la vita pei figliuoli e la pace per il lavoro; quando si pensa alle ineffabili angosce che desterà l’incertezza, alla sterminata ecatombe che costerà la vittoria, al vuoto spaventevole che farà trista la pace, allo strascico interminabile che codesta guerra gigantesca lascierà di miserie, di malattie lunghe e penose, di legami d’affetto spezzati, di sogni di felicità svaniti, di orfani, di vedove, di vecchi parenti rimasti soli, di famiglie perpetuamente contristate dalla vista d’una cara persona mutilata e deforme; quando si pensa a questo non si teme che quell’orgoglio provocatore risorga, o se pur si teme, egli ci appare così povera cosa, in confronto del flagello con che fu punito, che in verità non ci si può fermare il pensiero.

.... Come quei quadri svariati, ove si vedono alla rinfusa paesaggi allegri e rupi nevose illuminate dalla luna, salotti signorili e campi di battaglia, donne, fanciulli e fiori, e in un cantuccio un uomo che dorme e sogna; così io veggo ora Parigi a traverso le novelle, i romanzi, le commedie, i quadri, le poesie, i giornali, che ce ne resero famigliari gli aspetti, i costumi, i tipi, le consuetudini più minute della vita di strada e di casa. Mi veggo vivo dinanzi agli occhi quello spettacolo grandioso; sento il rimescolamento suscitato in quell’aura tepida e molle di una vita di sfarzo e di piaceri, dall’improvvisa corrente infocata che porta dal campo di battaglia l’odore della polvere e lo strepito delle armi. A tratti a tratti l’elegante aspetto della splendida città imperiale si altera e si perde, e