Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/124

Da Wikisource.
110 la cupola di san pietro.

La carrozza era già al di là del ponte Sant’Angelo, quando il mio compagno mi consigliò di chiuder gli occhi e di non aprirli prima che me lo dicesse; li chiusi.

A un tratto la carrozza si fermò e l’amico disse: “Guarda.”

Guardo: siamo in mezzo alla piazza. Ecco le colonne, le fontane, la gradinata, la cupola, ogni cosa come si vede nei quadri: nulla di nuovo e nessuna sorpresa.

“Dunque?” l’amico domanda, “non ti scuoti? che impressione ti fa? non ti par bello, grande, sublime?”

Io sono mortificato, non trovo parola. Questa è la famosa basilica? Questa la cupola che si vede di lontano quaranta miglia? Questo il gran colosso di San Pietro?

“Dunque?”

“Dunque..... senti, amico, vuoi ch’io ti dica la verità?”

“Quale?”

“Mi par piccolo.”

“Cosa?”

“Tutto: la piazza, la chiesa, la facciata, la cupola, tutto quello che vedo.”

Il mio amico diede in uno scroscio di risa.

“Sarà ridicolo; ma è vero. Mi par piccolo, mi par piccolo, mi par piccolo. Son disilluso.”

“Guarda quell’uomo.”

“Quale?”

“Quello seduto ai piedi d’una delle colonne di mezzo della facciata.”

Guardo l’uomo, misuro coll’occhio tutta l’altezza della colonna, misuro la larghezza, poi l’uomo di nuovo, confronto, riguardo ed esclamo:

“È immenso!”

“Ah! qui ti volevo! Bisogna confrontare, caro mio.