Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/142

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128 le terme di caracalla.

di perle. Dall’acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di voluttà. Sull’orlo delle vasche si affollano i servi colle striglie argentee e i vasi degli unguenti. Al rumore delle acque cascanti si mescono le musiche e i canti dei cenacoli; le grida del popolo plaudente ai giuocatori risonano dalle gallerie; e s’odon le voci dei poeti che declamano i versi, e via per gli anditi e per le scale e pei recessi dell’edifizio enorme echeggiano accenti allegri, e trasvolano veli candidi, e passano, salgono, scendono, s’incontrano senatori canuti e dame chiomate, e giovinetti, e ancelle, e schiavi; e si mescono in un vocìo confuso tutte le lingue ed in un diffuso splendore tutte le ricchezze del mondo.

Ed ora muri diroccati, mucchi di sassi, un po’ d’erba selvatica, e silenzio.

Poter rivivere un istante quella vita, o vederla vivere un istante, trasvolando, con un’occhiata, a traverso un velo!

Ora tutto è mutato. Invece delle vaste sale cinte di colonne, quei gabbiotti soffocanti degli stabilimenti di bagni, coll’avviso: — È proibito di fumare. — Invece delle grandi piscine, la tinozza dove si sta rattrappiti e immobili, come i feti nei vasi; e invece delle musiche dei cenacoli, il campanello per la biancheria.

Eravamo nell’ultima sala, o campo (chè non v’è più tetto) quando il silenzio profondo che regnava intorno fu rotto improvvisamente da una voce: — Veni cà.

Guardammo in su: era un soldato di fanteria che dal sommo d’un muro altissimo chiamava i suoi compagni rimasti giù, e accennava alla bella veduta che gli si offriva all’intorno.

Alcuni soldati vicini a noi raccoglievano le pietruzze dei mosaici. Altri esperimentavano l’eco gridando dei comandi militari. Più in là v’era una signora con un ufficiale.

Salimmo anche noi dov’era il soldato. La scala è aperta, se ben mi ricordo, in un pilastro. È una scala