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un’adunanza popolare nel colosseo. 135

— A me prete?

— Silenzio! si grida all’intorno.

— Leggerò i nomi, — ripiglia il Montecchi; — state attenti; ma ve ne riprego, non m’interrompete, se no si va troppo per le lunghe; abbiate un po’ di pazienza....

— Legga! Legga pure!

Un profondo silenzio si fa per tutta la folla.

Il Montecchi legge: — Tale dei tali.

Passa senza contrasto; un momentaneo bisbiglio e silenzio.

— Tale dei tali.

Vivi applausi, il popolo è ben disposto, l’affare va bene.

— Tale dei tali.

Uno scoppio d’urli e di fischi, un agitar di mani, un pestar di piedi, un rimescolamento, un fracasso d’inferno si leva e si prolunga per cinque minuti da ogni parte dell’affollato uditorio. Il Montecchi incrocia le braccia sul petto e sta aspettando in atto rassegnato e dimesso che la tempesta si queti.

Finalmente alza una mano.

— Silenzio! Silenzio! — si grida dalla folla.

— Signori!.... — comincia il Montecchi con un filo di voce; — vi prego; le cose sono andate così bene finora, continuiamo come abbiamo cominciato, non discutiamo i nomi, non perdiamo tempo, parlerà uno per tutti, tutti insieme non si conclude nulla, lasciatemi leggere tutto l’elenco, abbiate un po’ di pazienza ancora....

— Bravo! Bene! Legga! Legga! Non si discute! Silenzio! Legga! Lasciatelo leggere!

Il Montecchi legge: — Tale dei tali.

Un altro e più violento scoppio di grida e fischi e pestar di piedi e agitare di mani. E di nuovo il Montecchi incrocia le braccia in atto di rassegnazione.

— Abbasso! Abbasso! — grida la folla.

— No, viva! viva! — alcuni rispondono.

— Chi viva? Abbasso! Chi sono quei paolotti laggiù? Fuori! È passato il tempo! Abbasso! Abbasso!