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un esempio. 191

pietà d’un ufficiale nemico, dicendogli: — Io sono per voi! — E allora giù quel berretto! — gli rispose l’ufficiale, dandogli un ceffone che gli buttò il berretto in terra. Altri si presentarono ad altri ufficiali dicendo: — Noi non ci siamo battuti. — Qualche bell’esempio si vide: due ufficiali si fecero uccidere, uno ferire mortalmente, alcuni soldati opposero una resistenza accanita nell’interno della casa. Finalmente si arresero tutti, e quando i prigionieri ed io fra questi sfilammo dinanzi alla compagnia nemica, il capitano, avvicinatosi ad uno dei nostri ufficiali, gli disse in cattivo italiano, con un accento di compassione che mi suonerà nell’orecchio finchè io viva: — Signor ufficiale, lasciatevelo dire, voi vi siete battuto bene, e tra i vostri soldati ce n’è dei bravi, ma ci sono anche dei gran poltroni! — L’ufficiale diventò pallido, tremò per tutta la persona come preso dalla febbre e poi, voltandosi verso un gruppo dei soldati che s’erano portati peggio, urlò con una voce lunga e selvaggia che ci fece compassione ed orrore: — Ah!... infami!”

La signora si coperse il viso colle mani.

“S’eran portati da vigliacchi, furono trattati da vigliacchi. I nemici li misero due a due, con una fila di cavalleggieri per parte, e avanti, a traverso i campi, a passo dei cavalli, e chi si lamentava, sciabolate sulla schiena, il cavallo addosso, e improperii. Il drappello entrò sul far della notte nella città di ***, in che stato, se lo figuri. Ebbene, nelle vie di quella povera città, che era pur nostra, in mezzo a quei poveri cittadini che già sapevano come fosse finita la battaglia, e venivano incontro ai prigionieri col cuore straziato e gli occhi rossi di pianto; in quelle vie, questi miserabili commisero l’ultima, la più vergognosa e la più laida delle loro viltà. Ridotti com’erano, in mano dei vincitori, spossati, laceri, col viso livido dalle percosse, col marchio dell’infamia sopra la fronte, questi svergognati... cantarono!”