in prosa e in poesia,
gridando all’infamia, alle anime abbiette, alla patria disonorata, con
tutte l’altre parole, tutti ci stanno; quando poi ve ne conducono
dinanzi uno, allora patria, valore, onore, bandiera son tutte bolle di
sapone che si sciolgono, e non resta che il sentimento dell’umanità.
Signora! voi non vedete che un uomo che deve morire, solo, là in mezzo a
un campo, con una croce in mano e gli occhi rivolti al cielo; e
vivaddio! ho viscere d’uomo io pure, e quello spettacolo fa male anche a
me. Ma non è a codesto moribondo che voi dovete fermarvi col pensiero;
voi dovete vedere codest’uomo stesso nascosto in un fosso o dietro una
siepe, col viso a terra, tremante, mentre cento passi più innanzi vi
sono i suoi compagni che offrono il petto alle palle, e invece di
slanciarsi innanzi e di vincere, debbono star fermi e morire, perchè i
vili hanno diradato le file. Dovete immaginarvi codest’uomo quando dice:
— I miei compagni saranno uccisi, non importa; la mia bandiera sarà
vituperata, non importa; io sono un vigliacco, non importa; mi
sputeranno in viso, non importa; ma vivo! — dovete immaginarvelo così,
per sentire che codest’uomo deve sparire dal mondo, che lo fareste
sparir voi colle vostre mani, che la sua vita è un insulto ai morti. Per
carità, signora! Questa pietà è fatale! Dietro a ogni vigliacco rimasto
in piedi, c’è un mucchio di valorosi sacrificati. Credetelo; bisogna
essere inesorabili; dobbiamo far capire a questa gente senz’anima e
senza cuore, che sopra un campo di battaglia c’è qualcosa di più
prezioso a conservare che queste quattr’ossa che ci fanno commettere
tante bassezze; bisogna farle capire che quando la patria ha bisogno di
sangue, dobbiamo darglielo, e che chi non lo vuol versar sul campo, in
mezzo agli altri, lo dovrà versare solo, in una piazza d’armi,
inevitabilmente; bisogna tagliare la parte fradicia, signora! Siamo
ancora in tempo; guai se ci trema la mano; a una nuova