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42 la battaglia di solferino e san martino.

Quattordici cannoni e millecinquecento prigionieri son caduti in potere del 1º corpo e della guardia imperiale. Su tutte le alture di Solferino sventola la bandiera della Francia.


Mentre tutto ciò accade al centro, il maresciallo Mac-Mahon, rassicurato dalla parte del 4º corpo, piega verso Solferino e si congiunge alla guardia imperiale. In quella una splendida e formidabile colonna di cavalleria s’avanza rapidamente nel piano alla destra del 2º corpo: sono i ventiquattro squadroni della guardia, condotti dal generale Morris, che vengono a chiudere l’intervallo tra il 2º corpo e la divisione Desvaux.


Sull’estrema destra, nuove forze austriache si succedono senza posa di fronte al generale Niel. Cacciata una brigata, un’altra è là pronta, e sottentra. Dopo il 3º e il 9º corpo spuntano le colonne dell’11º. Il generale Vinoy, spazzato dinanzi il terreno a furia di mitraglia, attaccò Casanova, la prese, la fortificò, ne fece un punto d’appoggio validissimo alla sua linea di battaglia. Sulla destra del 4º corpo, il generale Luzy, sostenuto dalle due brigate della divisione Renault mandate dal Canrobert, dopo molti incontri durissimi, ora prevalendo, ora soggiacendo, riuscì a mantenersi fermo a Rebecco. Tra il Luzy e il Vinoy, la brigata O’ Farrel della divisione Failly s’è insignorita della casa Baita, e la difende contro gl’impetuosi ritorni degli Austriaci. Il generale Niel, rimasto senza riserva, chiede al maresciallo Canrobert che mandi a sostenere il suo centro, vigorosamente e ostinatamente assalito. Il maresciallo Canrobert, stimando che bastino poche forze a proteggerlo dalla parte di Mantova, ordina al generale Trochu di condurre la sua 1ª brigata sul campo di battaglia agli ordini del generale Niel. Il Trochu