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50 la battaglia di solferino e san martino.


In quel tempo dalla parte di Madonna della Scoperta il 2º reggimento granatieri, sopraffatto dalle crescenti forze degli Austriaci, s’era ridotto disordinatamente fuori di tiro, per riannodarsi e ritornare sul campo. Tutta la brigata Savoia era entrata in linea e si manteneva salda sui siti occupati, respingendo aspramente gli assalti dei nemici.


Alle due, nel campo dell’estrema sinistra, dura ancora l’incertezza di prima. La 3ª divisione è come abbandonata in una solitudine trista. I soldati, stracchi e muti, interrogano coll’occhio ansioso gli ufficiali, cupi anch’essi, che si sentono ancora sonar nel cuore gli ultimi lamenti dei compagni caduti. Il generale Mollard, torbido e accorato, erra pel campo, alla ventura, chiuso nei suoi pensieri. Che sarà seguìto? Che fa la 5ª divisione? E le altre? E i Francesi? Vincono? Perdono? Nessun aiuto, nessun ordine, nessun avviso; la battaglia tace; dall’una e dall’altra parte si posa sulle armi; e un vasto campo di cadaveri si stende frammezzo, tristamente deserto, e tacito d’un silenzio terribile, che par che attenda e invochi e accusi il sangue profuso invano, e le vite spente senza gloria. Guai se in quella dolorosa aspettazione, dinanzi a quel funesto spettacolo, nell’animo dei soldati sottentra al furore l’orrore, lo sgomento della rotta al desiderio impaziente della riscossa, e intiepidito l’ardore delle vene, la stremezza dei corpi prevale! Ogni momento è un pericolo. — Ritirarsi? — si domanda Mollard; qualcuno glielo consiglia. — Oh no! Mai! — Il suo sangue di soldato si rimescola. — Dopo tre vittorie francesi, e forse mentre si calcan sul capo gli allori della quarta! Dopo il trionfo di Milano, che non è ancora stato legittimato da un trionfo sul campo! Dopo aver perduto su quei colli il fiore dei nostri vecchi reggimenti! Dopo che fu sparso il sangue di Arnaldi e spez-