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Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/80

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66 l’inaugurazione degli ossari

è passata la tale divisione, là il tal corpo d’armata, più in là il tal reggimento di cavalleria; ai piedi di quella collina morì un generale; sulla cima di quell’altra furono appostate due batterie; a ogni svoltata della strada, a ogni rialzo del terreno, ci si destava un ricordo terribile e glorioso. E sempre domandavamo a noi stessi se s’era combattuto proprio là, e quasi non l’avremmo voluto credere, tanto ci pareva strano che si fosse potuto sparger sangue e morire su quei bei campi verdi, in un luogo così allegro, in mezzo a quella serena bellezza di cielo e di terra.

S’arrivò ai piedi del colle di Solferino. Si vide la torre che s’alza sopra la vetta, e tra i merli le tre bandiere, austriaca, francese e italiana; il colle dei Cipressi, erto e scosceso, sulla destra: e pensare che vi si arrampicarono gli zuavi sotto una pioggia di palle tedesche! Ci debbono essere caduti a mucchi, poveri soldati! A sinistra il monte della Chiesa, con la cappella mortuaria sulla cima; dinanzi, sulla spianata, padiglioni, archi, antenne; e dal colle della torre al villaggio di Solferino, dal villaggio alla chiesa, dalla chiesa alla torre, un via vai di gente infinito.

Entrammo nel villaggio: pareva che ci si fosse versato tutto il popolo d’una città. È un piccolo villaggio di aspetto meschino, colle vie anguste e le case rozze e nere; eppure aveva un aspetto ridente. I muri erano coperti d’epigrafi, d’immagini, di ghirlande; e qua e là, intorno alle finestre e alle porte, si vedevano le palle da cannone, dove rade, dove fitte, e accanto un breve spazio imbiancato, con su iscrizioni e date; nei cortili, negli orti, per tutto ov’era una traccia dei guasti della battaglia, l’avevan messa in vista; e la gente interrogava e i contadini spiegavano. Da ogni parte arrivavano al villaggio carrozze, brigate di giovani e di donne, signori a cavallo, guardie nazionali, fanciulli.

Verso il tocco cominciò la cerimonia funebre nella chiesuola di Solferino.