Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/179

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176 ricordi di parigi.


silenzio mortale. Mi sentii improvvisamente vuoto, asciutto e freddo. Mi parve che, comparendo davati a Vittor Hugo, non avrei sentito la menoma scossa, nè trovato una parola da dire. E ne rimasi atterrito. Poiché, insomma, non c’è che una commozione profonda e visibile che giustifichi l’audacia di quelle visite: quando la commozione manca, par che si vada là per curiosità, e la pura curiosità, in quei casi, è sfrontatezza. Che cosa sono questi ammutolimenti improvvisi del cuore? Forse che il cuore s’addormenta, stanco della commozione, per ripigliar nuove forze? Io non so. So che avevo un bell’eccitarmi, e richiamare alla mente tutti i pensieri e tutti i sentimenti della mattina; ogni sforzo era inutile; per quanto mi soffiassi dentro, non riuscivo a sollevare una scintilla; e salii le scale con una indifferenza che mi costernava. — Sono istupidito, — mi domandavo, — o son malato? Ed ora che cosa dirò? — La stizza mi divorava; mi sarei morso le mani e dato dei pugni nella testa. E mi ricordo ch’ero